La qualità delle relazioni interpersonali nella mezza età è collegata a un rischio inferiore di insorgenza di patologie a lungo termine in età avanzata, almeno fra le donne.
È quanto emerge da uno studio pubblicato su General Psychiatry da un team della University of Queensland di Brisbane coordinato da Xiaolin Xu, che spiega: «Prove crescenti indicano un legame tra forti reti sociali e buona salute e benessere in età avanzata, ma non è noto se queste connessioni possano ridurre il rischio di multimorbilità».
Il team ha analizzato 13.714 partecipanti a uno studio longitudinale sulla salute delle donne a cui è stato chiesto di classificare i loro livelli di soddisfazione per 5 categorie di relazioni su una scala a 4 punti. Inoltre, le donne hanno risposto sull’eventuale insorgenza di diabete, ipertensione, cardiopatia, ictus, broncopneumopatia cronica ostruttiva, asma, osteoporosi, artrite, cancro, depressione e ansia.
Sono state incluse alla fine 7.694 donne, il 58% delle quali aveva accumulato un numero maggiore di patologie a lungo termine in 20 anni di monitoraggio. Chi aveva accumulato più patologie mostrava maggiori probabilità di avere un livello di istruzione inferiore, difficoltà economiche, problemi di peso, essere fisicamente inattive, fumare e avere avuto una menopausa indotta chirurgicamente.
Nel complesso, la soddisfazione relazionale è risultata inversamente associata all'accumulo di più patologie di lunga durata.
Rispetto alle donne con più alti livelli di soddisfazione, quelle con livelli più bassi mostravano più del doppio delle probabilità di accumulare multimorbilità dopo aggiustamento dell'analisi per fattori potenzialmente influenti.
Un’associazione paragonabile in termini di influenza a quella di fattori di rischio tradizionali come l’obesità, l’inattività fisica, il fumo e l’assunzione di alcol. Fra i vari tipi di relazione, solo l’amicizia non ha mostrato effetti statisticamente significativi.
«Saranno necessarie ulteriori ricerche per esplorare altri effetti specifici delle relazioni sull'accumulo di patologie a lungo termine. I nostri risultati, tuttavia, possono avere implicazioni significative per la gestione e l'intervento delle malattie croniche a livello individuale, a livello di comunità, a livello nazionale e globale», concludono gli autori.