Come risposta di interesse pubblico, le dico a chiare lettere che non sono d'accordo con iniziare prima la psicomotricità e poi la logopedia. E' una visione superata e smentita dai fatti, stando ai quali, se una logopedista è Logopedista con la L maiuscola e sa come approcciare un bambino, può e deve cominciare subito a lavorare sul linguaggio e per il linguaggio, gestendo nello stesso tempo (e non in momenti diversi!) anche gli aspetti comportamentali, sensoriali, cognitivi, prassici, comportamentali..., del profilo comunicativo del bambino. Questa è la mia concezione del tipo di intervento; mia e di chi lavora con me concependo questo modello a tutto campo e non "a fette successive".
Ulteriori dettagli relativi oltre che alle modalità di intervento, anche al concetto di superamento della patologia, sono rinvenibili nel mio ultimo libro "Un bambino su cento ha l'autismo", che ho scritto anche allo scopo di rendere pubbliche e note tutte le informazioni aggiornate su che cosa si può realizzare in casi simili.
Potete ovviamente contattarmi per discutere di aspetti personali del problema, che esulerebbero -giustamente- da un interesse di un forum pubblico.
Massimo Borghese
m.borghese@tin.it
Il lavoro sulle funzioni orali, e dunque anche masticazione e deglutizione, rientra nelle applicazioni dell'intervento logopedico. Andava pertanto inserito in logopedia questo tipo di riabilitazione. Una logopedista capace deve agire su masticazione e deglutizione, coinvolgendo attivamente anche i familiari del bambino, affinchè partecipino al lavoro da eseguire, e soprattutto lo ripropongano quotidianamente ad ogni pasto.
Prof. Massimo Borghese
Foniatra. Otorinolaringoiatra
Napoli. Milano. Verona. Ginevra
Colgo questa occasione per ribadire che di autismo non ce n'è uno solo. Il termine sindrome autistica comprende moltissime situazioni aventi in comune i sintomi fondamentali che portano alla definzione di autismo, ma alla loro base ci sono innumerevoli alterazioni anatomopatologiche, biochimiche, ormonali, neuromediatoriali..., aventi a loro volta migliaia e migliaia di possibili diverse origni, quali ad esempio quelle genetiche, infettive, tossiche, iatrogene (cioè da farmaci)...
Tutto ciò porta tra i tanti significati che possono derivarne, anche l'impossibilità di generalizzare l'uso e l'utilità di un farmaco nei confronti di una sindrome troppo complessa per rispondere in maniera uniforme a un determinato provvedimento terapeutico.
Dunque, prima di chiedersi se una sperimentazione funzioni, bisognerebbe rivolgersi a quel gruppo circoscritto di soggetti autistici, che potrebbe trarre ipotetici benefìci dall'uso di quel prodotto.
Prof. massimo Borghese
Foniatra. Otorinolaringoiatra
Napoli. Milano. Verona. Ginevra
Sì, può anche essere così, però segnalo che i pediatri in genere rispondono sempre che non c'è da preoccuparsi, e questa frase l'ho sentita migliaia di volte, anche quando invece c'era da preoccuparsi... Con ciò non voglio metter paura al lister cico, però consiglierei un attento monitoraggio dello sviluppo della bambina riferendosi all'osservazione dello specialista foniatria, che è, appunto, lo specialista in fisiopatologia della comunicazione!
Prof. Massimo Borghese
Foniatra Otorinolaringoiatra
Napoli Milano Verona
Dopo venticinque anni di lavoro nella riabilitazione dell'autismo, ho maturato l'idea che la validità e i risultati di un trattamento si collegano soprattutto a chi materialmente lo segue, ancor più e ancor prima di come si definisce il metodo. Con questo non intendo affermare che un metodo vale l'altro, ma l'importanza prioritaria andrebbe data alla scelta dell'operatore, alla sua preparazione, professionalità ed esperienza. Attualmente io affido gli autistici che mi vengono affidati per la riabilitazione, a terapisti accuratamente scelti e preparati allo scopo, indipendentemente dalla matrice metodologica di provenienza.
Prof. Massimo Borghese
Foniatra. Otorinolaringoiatra
Napoli. Milano. Verona. Ginevra
Ringrazio il Dott. Antinori per l'aiuto a postare correttamente le risposte alle domande. Colgo l'occasione per chiarire che sono solito rispondere entro la giornata alle domande postate, per cui quando non compare la mia risposta, è legittimo sospettare che abbia sbagliato le procedure di inserimento.
Prof. Massimo Borghese
Foniatra. Otorinolaringoiatra
Napoli. Milano. Verona
La comparsa di iperattività, pianti e altri sintomi di tipo comportamentale, costituisce fenomeno frequente in bambini e ragazzi con autismo, anche dopo un certo numero di anni dall'inizio della sintomatologia di base. Cercare un farmaco "che può aiutare a stare meglio", purtroppo è una richiesta troppo generica e non individualizzabile. Concordo con il cercare di evitare psicofarmaci, ma per trovare quello che io definisco "l'abito da cucire addosso, a misura", occorrerebbe approfondire un po' le caratteristiche del metabolismo del bambino, le componenti ormonali, alimentari..., e cercare non un farmaco, ma un insieme di rimedi che regolino meglio metabolismo, nutrizione, ormoni..., portando di conseguenza anche benefici sul comportamento.
Prof. Massimo Borghese
Foniatra. Otorinolaringoiatra.
Napoli. Milano. Verona