Oggi, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, l’Istituto di Ortofonologia (IdO) lancia un messaggio forte per...
Oggi, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, l’Istituto di Ortofonologia (IdO) lancia un messaggio forte per...
All’autismo, di cui oggi 2 aprile ricorre la Giornata Mondiale, l’Istituto Superiore di Sanità ha dedicato uno dei rapporti COVID-19. Le persone...
Fondazione TIM lancia oggi il bando “Liberi di comunicare. Tecnologie intelligenti e innovazione per l’autismo”, iniziativa mirata a realizzare...
I tempi della diagnosi dell’autismo sono da sempre uno dei motivi di preoccupazione dei genitori di bambini a rischio. Secondo i ricercatori della...
Stando ai dati dell’Osservatorio Nazionale Autismo in Italia un bambino su settentasette avrebbe problemi legati all’autismo. Interessanti le osservazioni, scattate da un punto di vita regionale, della realtà di Bolzano. Nel comprensorio sanitario di Bolzano sarebbero circa 300 i casi ufficiali. Si tratta di un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell'interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale che provoca ristrettezza d'interessi e comportamenti ripetitivi. Le cifre indicano anche un altro dato, legato anche alla maggior attenzione alla diagnosi. Sarebbero infatti in crescita i quadri osservati. Sul fronte delle terapie, l’approccio parla chiaro il linguaggio dell’interdisciplinarietà con un importante ruolo delle associazioni che operano in convenzione.
Master I Livello in Diagnostica e riabilitazione delle sindromi autistiche e altri disturbi della comunicazione. Un master teorico pratico che...
Assumere vitamine prenatali durante il primo mese di gravidanza riduce il rischio di sviluppare i disturbi dello spettro autistico (ASD) nei bambini...
Andrew Wakefield ha fatto più danni della grandine. Il medico inglese - ormai ex perché radiato dall’albo - era balzato agli onori della cronaca nel...
Master I Livello in Diagnostica e riabilitazione delle sindromi autistiche e altri disturbi della comunicazione. Obiettivi e destinatari Il Master...
Sabato 1 dicembre. Certosa di Padula (SA). Convegno dal titolo "Attualità diagnostiche e riabilitative delle sindromi autistiche e degli altri...
In Colombia non esistono studi epidemiologici sulla prevalenza dei disturbi pervasivi dello sviluppo ma a soffrirne, secondo la Lega Colombiana...
Assumere Prozac durante i primi tre mesi della gravidanza ha l’effetto di aumentare il rischio di autismo nel bambino. A sottolinearlo è un team di...
“Terapie degli autismi”, nuovo libro di Massimo Borghese, può considerarsi innanzitutto una guida aggiornata all’approccio diagnostico e curativo...
“Le persone autistiche devono capire scientificamente ciò che le persone non autistiche capiscono con il solo istinto”. Marc Segal L’autismo è un...
foniatriartistica.blogspot.it/2018/03/… Pubblicato sulla Rivista "Scena Medica".
Un team di ricercatori dell’Università di Warwick, in collaborazione con l’Università di Bologna, sta studiando la possibilità di utilizzare un...
Le false convinzioni sull’autismo: E’ colpa dei genitori. Non vogliono comunicare . Non guardano mai negli occhi. Non amano il contatto fisico. Non...
Autismo, i farmaci del futuro. Allo stato attuale delle ricerche non esiste un farmaco specifico che curi o migliori i sintomi specifici dei...
“Buongiorno Dottore, le telefono per disdire l’appuntamento che avevo preso con lei per farle visitare mio figlio, di tre anni, con sospetto di...
A meno di un mese dalla pubblicazione del mio prossimo libro che tratterà il tema delle terapie dell'autismo, ricordo ancora quanto scritto nel...
L'autismo è una patologia del neurosviluppo che ha il suo esordio nella prima infanzia. Disturbo molto diffuso (circa un caso ogni 150 persone), con diversi livelli di gravità. A causa dell'eterogeneità della situazione adattiva delle persone che ne sono affette (si va da bambini non verbali a casi di "piccoli geni"), il DSM V ha introdotto una nuova classificazione, che permette di inserire all'interno dei disturbi dello spettro autistico persone che vivono in modo molto diverso la loro condizione ma che hanno in comune:
- difficoltà a relazionarsi
- difficoltà nel comunicare in modo efficace
- interessi ristretti e ripetitivi
Le cause dell'autismo sono fino a questo momento ignote, ma è certo che non sia dovuto a vaccini, cattiva educazione, genitori anaffettivi o diete.
Si tratta, almeno per le conoscenze che si hanno fino a questo momento, di un disturbo trattabile ma non reversibile.
Le linee guida dell'OMS riconoscono come efficaci nel trattamento dei sintomi gli approcci cognitivo-comportamentali e cioè:
- L'ABA
- Il TEACCH
- Il DENVER
Il team che opera presso il Laboratorio di Analisi Cliniche FraCastoro di Roma adotta una prospettiva cognitivista (TEACCH), proponendo un metodo basato sulla stretta collaborazione con le famiglie, la scuola e altri eventuali interlocutori sociali.
Oggi, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, l’Istituto di Ortofonologia (IdO) lancia un messaggio forte per garantire i diritti dei minori nel campo della neurodiversità e nel rispetto dell’evoluzione di ciascuno: “In questo disturbo del neurosviluppo i bambini presentano un funzionamento atipico che non significa necessariamente inferiore, ma diverso da quel trend evolutivo che noi consideriamo normale”. A dirlo è Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie IdO, che aggiunge: “Siamo noi, come operatori dotati di sviluppo normotipico e capacità di adattamento, a doverci adattare al funzionamento del bambino comprendendolo, per poi aiutarlo ad entrare nel mondo convenzionale della comunicazione e ad aderire al contesto sociale. Voler forzare, con quegli strumenti presunti della normalità- sottolinea la psicoterapeuta- il bambino dentro un binario diverso dello sviluppo può rappresentare un danno, perché violenta il suo trend evolutivo”.
“Oggi sappiamo quali sono i segni che caratterizzano i disturbi dello spettro autistico (Dsa) - continua Di Renzo - si tratta di vedere le manifestazioni non solo nel loro senso patologico, ma anche come possibilità difensiva e risorsa. Ormai tanti autistici in età adulta ci hanno potuto testimoniare nelle loro biografie come vedono il mondo e come si sentono e ciò ci aiuta a capire che siamo noi a dover entrare in quel mondo per cercare di avvicinarlo al nostro. A noi operatori compete il dover far capire culturalmente quanto questi ragazzi possano essere delle importanti risorse”. Una volta fatta la diagnosi e avviato il percorso riabilitativo, bisogna sostenere le famiglie. “Si vedono troppo spesso situazioni in cui le famiglie si sentono disorientate e abbandonate, soprattutto quando il figlio, crescendo, esce dai canali riabilitativi”, prosegue Teresa Mazzone, presidente del Sindacato italiano specialisti pediatri (Sispe). Il ruolo del pediatra nell’ambito dei Dsa è importante per individuare il “più precocemente possibile ogni minimo sospetto e, nel caso, inviare il bambino allo specialista competente”.
“I pediatri devono fare attenzione se a 6 mesi il bambino non sorride; se entro i 9 mesi non mostra emozioni o espressioni facciali particolari; se entro i 12 mesi non indica o mostra, o non si gira se chiamato per nome; se entro i 14 mesi - precisa Mazzone - non indica gli oggetti distanti; o, ancora, se entro i 16 mesi non pronuncia delle paroline. Piccoli indicatori che si possono approfondire nel proprio ambulatorio - consiglia la pediatra - e che ci sollecitano a rivalutare quel bambino nel breve e medio termine, perché una diagnosi precoce e un intervento riabilitativo precoce hanno un’importanza enorme nella prognosi del bambino e della sua famiglia”.
“Nei primi 3 anni di vita succedono le cose più straordinarie - avvisa la psicoterapeuta dell’età evolutiva - ed è importante ribadire che non cerchiamo di anticipare la diagnosi, ma cerchiamo i fattori di rischio“. Un impegno che apre un nuovo interrogativo: “Abbiamo strumenti idonei ad affrontare la terapia con i bambini di 16-18 mesi? È ovvio che per approcciare a un piccolo di 16 mesi dovrò avere strumenti che non siano quelli che utilizzo nella riabilitazione, ma che permettano sia di avvicinarsi alla dimensione corporea dei bambini che di sostenere le mamme nel trovare le sintonizzazioni. Ogni bambino fa ‘il sintomo che può in base alla sua età - sottolinea la responsabile dell’IdO - per cui è la terapia a doversi adattare al bambino, non è il bambino che si adatta alla terapia. La terapia deve andare nei tempi e nei luoghi in cui il bambino abita con le sue manifestazioni e deve essere congrua. Nei primi due anni di vita centrale è il linguaggio affettivo, gestuale e corporeo e tutti i predittori di rischio fanno riferimento a questo. Da qui parte il lavoro che stiamo conducendo con i pediatri”.
Mediamente ogni pediatra ha in carico circa 800 bambini, con una fascia di età che è compresa tra pochi giorni di vita e i 14 anni. “Io al momento seguo circa 20 bambini con queste problematiche e ricordo bene gli ultimi tre che ho inviato a valutazione tra la fine dell’anno scorso e l’inizio di questo sono tutti tra i 18 e i 24 mesi. Noi pediatri ci ricordiamo che quello che cerchiamo non sono comportamenti patologici, ma uno scostamento da ciò che succede normalmente. Quindi attraverso le domande rivolte ai genitori, le schede di valutazione del neurosviluppo somministrate a ogni bilancio di salute del bambino, i testi di screening per la sordità e la miopia, possiamo in modo decontestualizzato capire come il bambino reagisce e cercare poi altri predittori. Possiamo insegnare ai genitori cosa guardare nel figlio e come relazionarsi con lui, come trattarlo, come parlargli, come stimolarlo e comprendere i suoi stati d’animo. Possiamo dare una serie di indicazioni di comportamento che, unite alla diretta valutazione del pediatra, possono far scattare dei campanelli d’allarme e inviare quindi il bambino a una valutazione tempestiva. Non è importante fare una diagnosi - ripete la pediatra - ma se c’è un fattore di rischio occorre intervenire con un percorso riabilitativo per garantire al bambino la migliore qualità di vita possibile”. Quanto alle famiglie, purtroppo, la presidente Sispe accende i riflettori soprattutto sulla difficile “transizione tra i vari cicli scolastici e sul passaggio dal pediatra al medico di famiglia. Un passaggio che spesso crea qualche piccola difficoltà. Nel mio caso sono avvantaggiata perché i pazienti che seguo possono passare al medico di famiglia che lavora insieme a me e ciò facilita la transizione. A livello nazionale, però, possono sorgere difficoltà a causa di una scarsa comunicazione, partecipazione e sostegno”.
“Quando incontriamo dei genitori consigliati, con sensibilità, dal pediatra- precisa Di Renzo- metà del lavoro è già stato svolto. È doveroso aiutare i genitori perché loro hanno un compito più difficile di quello che spetta ai genitori normotipici - continua la responsabile del Servizio terapie IdO - e devono essere aiutati ad essere dei genitori che si sentano efficaci. Non devono fare i terapeuti altrimenti snaturano il loro ruolo. Se i genitori vengono sostenuti veramente con percorsi individuali o di gruppo, insieme ai bambini e condividendo socialmente le difficoltà, si crea una svolta- ammette la psicoterapeuta- diventando le uniche, vere, importanti risorse del bambino. Prima, però, bisogna aiutare le mamme e i papà a sintonizzarsi, sostenendoli”.
Tutte queste tematiche saranno al centro del convegno dell’IdO in programma dal 15 al 18 aprile in diretta streaming sul sito ortofonologia.it per festeggiare i suoi 50 anni di attività e passare ‘Dall’esperienza alle proposte’. “L’ottica con cui, da sempre, guardiamo al bambino è quella della globalità e della complessità - afferma Di Renzo - in cui ogni manifestazione viene inserita non solo nella conoscenza dello sviluppo, ma anche nella tipicità di ogni percorso. Questo non riguarda unicamente il disturbo dello spettro autistico ma l’evoluzione dei bambini in assoluto, perché seppur abbiamo degli standard di normalità, sappiamo che esistono percorsi e modi diversi di essere normali. E se non abbiamo questa apertura- ricorda la psicoterapeuta- rischiamo di patologizzare bambini che mostrano segnali a volte originali. Nel nostro convegno, avendo invitato persone importanti a livello internazionale, vogliamo partire dalle manifestazioni dei primi anni di vita fino ad arrivare all’adolescenza. Vogliamo parlare di disturbi neuroevolutivi, di disagi legati alla plusdotazione e di talenti in ambito artistico che esistono tanto nella popolazione normotipica che in quella atipica”. L’appello è di ‘raggiungere il bambino nei suoi ‘luoghi’, ma abitando la su esperienza e la sua modalità per aiutarlo a evolvere attraverso i nostri strumenti di conoscenza. Questo dal minimo disagio fino alla forma patologica più grave”. L’iscrizione al convegno IdO è gratuita perché “vogliamo rendere visibile e trasparente il lavoro che ci impegniamo a fare ogni giorno con i bambini”.
Come risposta di interesse pubblico, le dico a chiare lettere che non sono d'accordo con iniziare prima la psicomotricità e poi la logopedia. E' una visione superata e smentita dai fatti, stando ai quali, se una logopedista è Logopedista con la L maiuscola e sa come approcciare un bambino, può e deve cominciare subito a lavorare sul linguaggio e per il linguaggio, gestendo nello stesso tempo (e non in momenti diversi!) anche gli aspetti comportamentali, sensoriali, cognitivi, prassici, comportamentali..., del profilo comunicativo del bambino. Questa è la mia concezione del tipo di intervento; mia e di chi lavora con me concependo questo modello a tutto campo e non "a fette successive".
Ulteriori dettagli relativi oltre che alle modalità di intervento, anche al concetto di superamento della patologia, sono rinvenibili nel mio ultimo libro "Un bambino su cento ha l'autismo", che ho scritto anche allo scopo di rendere pubbliche e note tutte le informazioni aggiornate su che cosa si può realizzare in casi simili.
Potete ovviamente contattarmi per discutere di aspetti personali del problema, che esulerebbero -giustamente- da un interesse di un forum pubblico.
Massimo Borghese
m.borghese@tin.it
Il lavoro sulle funzioni orali, e dunque anche masticazione e deglutizione, rientra nelle applicazioni dell'intervento logopedico. Andava pertanto inserito in logopedia questo tipo di riabilitazione. Una logopedista capace deve agire su masticazione e deglutizione, coinvolgendo attivamente anche i familiari del bambino, affinchè partecipino al lavoro da eseguire, e soprattutto lo ripropongano quotidianamente ad ogni pasto.
Prof. Massimo Borghese
Foniatra. Otorinolaringoiatra
Napoli. Milano. Verona. Ginevra
Colgo questa occasione per ribadire che di autismo non ce n'è uno solo. Il termine sindrome autistica comprende moltissime situazioni aventi in comune i sintomi fondamentali che portano alla definzione di autismo, ma alla loro base ci sono innumerevoli alterazioni anatomopatologiche, biochimiche, ormonali, neuromediatoriali..., aventi a loro volta migliaia e migliaia di possibili diverse origni, quali ad esempio quelle genetiche, infettive, tossiche, iatrogene (cioè da farmaci)...
Tutto ciò porta tra i tanti significati che possono derivarne, anche l'impossibilità di generalizzare l'uso e l'utilità di un farmaco nei confronti di una sindrome troppo complessa per rispondere in maniera uniforme a un determinato provvedimento terapeutico.
Dunque, prima di chiedersi se una sperimentazione funzioni, bisognerebbe rivolgersi a quel gruppo circoscritto di soggetti autistici, che potrebbe trarre ipotetici benefìci dall'uso di quel prodotto.
Prof. massimo Borghese
Foniatra. Otorinolaringoiatra
Napoli. Milano. Verona. Ginevra